Passa ai contenuti principali

Post

ristorazione e cuore dolente: Tomoyoshi Endo, la fine di un'era

Al 31 marzo, come da termine dell'anno commerciale in Giappone, Tomoyoshi Endo chiude. Non si tratta "solo" di un ristorante giapponese tra i più antichi, autentici e buoni di Milano, ma è parte della storia della ristorazione giapponese in Italia. Ed è, tra l'altro, un pezzo fondamentale della mia vita. Sono stata l'altra sera a cena da Masako e Kato-san, per salutarli come titolari di un'attività che so per sicuro rimpiangeremo in molti, ma soprattutto per abbracciarli come amici. Sapendo che continueremo a vederci anche fuori dal loro locale, come è accaduto spesso in questi ultimi 25 anni, ma che il profumo avvolgente della loro spettacolare cucina non mi farà più da punto di riferimento. Grazie a loro ho imparato le basi della cucina giapponese: negli anni mi hanno fatto assaggiare ingredienti e pietanze che non avrei altrimenti mai conosciuto in Italia, mi hanno illustrato tecniche e procedimenti per alcuni piatti base che sono diventati il mio quotidian
Post recenti

Nagasaki, il Kaki Tree Project e il temari sushi

Sabato 23 marzo si celebrano a Casciago i 25 anni del Kaki Tree Project , di cui avevo parlato tempo fa con entusiasmo e che qui riassumo brevemente: dai semi di un alberello di kaki, unica pianta miracolosamente sopravvissuta all'atomica di Nagasaki, sono state ricavate delle piantine di seconda generazione. In occasione della Biennale d'Arte del 1999 è stato promosso un concorso artistico mondiale per le scuole, il Kaki Tree Project , e i vincitori, uno per ogni Paese, sono stati premiati con uno di quegli alberelli, in modo che dopo 10 anni in tutto il mondo si potesse celebrare la Pace raccogliendo i kaki che avevano saputo sopravvivere al disastro della guerra. Da quella iniziativa sono ora trascorsi 25 anni, la scuola che ha vinto in Italia è quella di Morosolo, poco fuori Varese e l'alberello di kaki dal 18 marzo 2000, sta crescendo di fronte alla chiesa di Casciago, altro piccolo Comune dell'hinterland varesino.  Proprio lì sabato 23 dalle 10.00, con il Patroci

sichenyki ucraini, risotto italiano e... viva l'Ucraina! ...Xай живе Україна!

Da due anni, purtroppo e volentieri, mi sento moralmente portata a cucinare spesso ucraino. Oggi, 24 febbraio, a maggior ragione. E preparo січеники, sichenyky , polpette di pesce che nascono nel Kherson sulle sponde del Denpr. E' il fiume più lungo d'Europa, ha origine in Russia, passa in Bielorussia e scorre per quasi la metà del suo percorso in Ukraina (*) prima di sfociare poco lontano da Odessa, portando con sé delle tradizioni gastronomiche comuni a tutti i Paesi del Rus d' Kyiv . Anticamente si trattava di un unico regno, da secoli oramai frammentato in diversi Stati Sovrani, ciascuno sviluppatosi storicamente con proprie caratteristiche politiche e sociali. Nonostante qualcuno cerchi di falsificare la Storia a proprio vantaggio. Nonostante, come racconto da due anni, la guerra non abbia senso perché tutti questi Paesi indipendenti sono legati da affinità culturali, di cui moltissime proprio quelle culinarie che continuo a proporre. Avendo l'Ucraina una costa rid

risotto cavolfiore e sesamo, concessione alla moda Veganuary

Dopo mesi (per non dire anni) che ammiro dall'esterno il Clan del Risotto del Venerdì senza più riuscire a partecipare, vorrei provare a riprendere il percorso, anche se magari con un ritmo uno pochino rallentato. D'altronde è parecchio tempo che seguo poco iniziative e pure mode, tanto da aver appreso solo grazie al tema di questa settimana del Clan che siamo che gennaio oramai nel mondo dei foodie si chiama VEGANUARY. E che, quindi, oggi si tratta di preparare un risotto vegano.  Mi invento un piatto davvero molto semplice (nonostante il nome risulti un po' tronfio), perchè parto da un cavolfiore, a cui do, tra cottura e non, tre differenti consistenze, e a cui abbino tre versioni di sesamo: olio, semi e tahina, ovvero quella pasta che di solito si usa per dare cremosità e profumo a purè di legumi mediorientali ma che ha infiniti altri utilizzi... tra cui fornire il grasso (vegano) per la mantecatura di un risotto! Per quanto riguarda la parte alcolica, che usualmente ne

ma la verza si usa in Giappone?

Unica nella coppia, adoro la verza. Mi viene in mente di propinarla all'essere che mi vive accanto in versione giapponese, sperando sopravviva... ma poi, in verità, la verza è davvero utilizzata nel quotidiano in Giappone? Verza, cavolo cappuccio e cavolo rosso sono in realtà acquisizioni relativamente recenti: introdotti dopo la seconda guerra mondiale, diventano più popolari solo nell'ultimo decennio, in parte perchè tutte le brassicacee hanno fama di grande salubrità (difatti la cucina nipponica fa da sempre ampio uso di ortaggi autoctoni della famiglia dei cavoli), ma soprattutto perchè questi "nuovi" cavoli vengono identificati come tipici della cucina italiana, che ora è lì di gran moda.  Come tutte le cose, quando una novità arriva in Giappone viene "migliorata", ovvero portata al massimo delle sue potenzialità rispetto alla visione giapponese della vita e, in questo caso, della cucina. Così in Giappone ora esistono, ad esempio, due tipologie di verza

regali di Natale gastronomici: spread di gingerbread e confettura di vin brûlé

Da anni in famiglia abbiamo concordato che per Natale ci si regali reciprocamente solo (o quasi) prodotti realizzati da noi e, a parte qualche piccola deviazione tra uncinetto e bricolage, i miei per i vari rivoli della mia famiglia sono quasi unicamente gastronomici.  Qui nel blog ho pubblicato raramente le ricette dei miei "doni alimentari": negli anni vari biscottini della tradizione svizzera (come  Spitzbuben ,  Gipfeli e Brunsli ), una versione di  Bayleys casalingo  e anche un salume stagionato in casa detto "filozino", di cui avevo riportato la ricetta  qui . Poiché non posso certo considerarmi un punto di riferimento per chi cerca idee PRIMA di Natale ecco che pubblico oggi, serenamente fuori tempo massimo, un paio di ricette golose, perfette entrambe per completare sfizi sia dolci che salati e talmente natalizie che dovrò ricordarmi di citarle il prossimo dicembre, dato che nessuno, credo, si avventurerà a prenderne ispirazione fuori dal periodo delle fest

il mio anno: Giappone e Ucraina. Ovvero pane di mele e noci con spread al miso

Durante quest'ultimo anno  ho vissuto un numero tale di esperienze differenti che non ho praticamente avuto tempo di raccontarne qui nemmeno una. Mi prenderò spazio personale nel 2024 per farlo come si deve, parlando approfonditamente di (in ordine sparso) viaggi, piatti, vicende e persone che mi hanno arricchito durante i miei ultimi percorsi. Chiudo qui questo anno, ricco di incontri ma scarso di post, accennando ad un ingrediente in cui ho avuto modo di tuffarmi "full immersion" in questo ultimo paio di mesi, e che conto di approfondire nei prossimi articoli: il 味噌... cioè il miso giapponese. Ma questo mio 2023 è stato pieno, oltre che di Giappone, anche di Ucraina e non posso ovviamente fare a meno di citare anche una ricetta di quel Paese: nuove guerre sono purtroppo nate quest'anno ma quella a cui ho dedicato il mio cuore da febbraio 2022 è tristemente ancora in atto.  Uno dei cibi più sacri per il popolo ucraino, come un po' in tutto il mondo cristiano, è i

compleanno con torta di pere e cioccolato più un twist giapponese

Credo che la torta pere e cioccolato non abbia bisogno di me: sui libri, sulle riviste di cucina e in rete se ne trovano centinaia di versioni e anche se la preparo per il compleanno di mia sorella posso aggiungere davvero poco a quanto da scritto da altri*. Forse il mio contributo, in onore dello sweet tooth di mia sorella, può essere un tocco vagamente giapponese (e ti pareva!), che sostituisce parte della classica farina di frumento con kinak o,きな粉. Si tratta di farina di soia leggermente tostata, che in Giappone in genere si usa per spolverare o per farcire dolcetti a base di riso, regalando loro un aroma leggermente nocciolato. Nella torta di pere secondo me acquisisce un suo perché insieme con il cioccolato... TORTA DI PERE E DOPPIO CIOCCOLATO AL  KINAKO  ingredienti per una teglia da 24 cm: 2 piccole pere (circa 400 g) 4 uova 300 g di farina 00 100 g di kinako 200 ml di latte** 180 g di zucchero 150 g di burro 120 g di cioccolato fondente 20 g di cacao 5 g di lievi

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!